Musica

Alberto Turra. “Filmworks”: tra free jazz e velluto blu

Milanese d’origine e musicista già con Roy Paci-Corleone, Mamud Band, Giovanni Venosta, Kabikoff e Pierpaolo Capovilla de Il Teatro degli Orrori, Alberto Turra si dimostra un chitarrista tanto raffinato quanto sperimentale nelle nuove soluzioni sonore che esprime.

“Filmworks”, uscito il 24 gennaio,  esplora liberamente gli orizzonti del jazz, del post-rock, dell’avantgarde e del free form, strizzando l’occhio a Christian Fennesz e ad alcune sperimentazioni di Mark Ribot, per sedici tracce che in un modo o nell’altro gravitano sempre attorno ad un immaginario cinematografico. Se la serie degli Haiku sulla Morte, nell’apertura e nei suoi sviluppi interni, rivela subito la materia profonda di cui si costruisce l’album, è in Blue Velvet, che si compie una raffinata operazione di “jazz postmoderno”, si potrebbe dire, riprendendo il classico di Bobby Vinton ma portandolo in un territorio più prossimo alle visioni di David Lynch nel suo omonimo capolavoro del 1985, per percorsi sonori differenti ma in qualche modo similari ad alcuni recenti lavori dei romani Panta (vedi Roma Dolce Tenebra o Brividi).

Come nei primi tre dischi “Secret of a perfect golf swing”, “Lamentazioni per la Piave” e “#TraKs”, il chitarrista milanese compone un lavoro sempre elegante e meritevole di un ascolto attento e appassionato, capace di lasciarsi trasportare in un lungometraggio fatto di note e suoni,

La traccia: Cellule, delicata come una malinconica carezza.

Giulio Pantalei

cittadini e soldati
Previous post

MOS MAIORUM 2017

Next post

Indie-tro nel tempo. Avere 20 anni a Roma, oggi.

Giulio Pantalei

Giulio Pantalei

informazioni biografiche