“Alcol, schifo e nostalgia”: il nuovo disco dei Voina
Il lavoro nobilitava l’uomo, ma di lavoro non ce n’è più. C’è rimasto tanto alcol, schifo e nostalgia invece, come recita il titolo del nuovo disco dei Voina, band abruzzese composta da Ivo Bucci, Domenico Candeloro, Nicola Candeloro e Simone Di Cicco, che sceglie di affrontare alcuni temi cruciali di una e più generazioni ridotte ai minimi termini, ai minimi della motivazione.
Se la traccia di apertura Welfare contiene quasi il manifesto programmatico dell’album (“comprare i libri per fare concorsi che sono tutti truccati”, “provi a rimanere in università / uno di questi professori prima o poi morirà” / hai cambiato lavoro / un altro lavoro di merda”), nel suo sviluppo le sonorità grunge e post-hardcore si alternano sapientemente a brani in cui l’emotività più raccolta esce allo scoperto nelle pieghe delle vuote pratiche quotidiane della nostra era (“Stronzi che fanno foto ai loro silenzi / fondamentalisti dell’ottimismo” in Ossa), fino a giungere a scardinare le fondamenta stesse delle nostre tradizioni in Morire 100 Volte.
Il titolo suggerisce un accostamento con gli Stereophonics di “Language. Sex. Violence. Other?”, ma a dominare nelle incursioni sonore e testuali è soprattutto la lezione di Ministri (richiamati in qualche modo anche in Bere, che da vicino incalza Bevo del gruppo milanese), Verdena e Management del Dolore Post-Operatorio, nel solco di un Grunge e di un Alternative sincero e senza troppi fronzoli. Musica suonata dritta in faccia, come serve in questo paese. Tanta rabbia e tanta voglia di distruggere, ma solo per costruire.
La traccia: Ossa, chissà se questo amore tiene, almeno l’amore.