LA CURA
L’ultimo libro di Luca Landò
“SE DAVVERO VOGLIAMO CURARLO E GUARIRLO, QUESTO BENEDETTO PAESE, FORSE È ARRIVATO IL MOMENTO
DI GUARDARE L’ITALIA IN MODO DIVERSO DA COME ABBIAMO FATTO FINORA:
NON PIÙ COME UN LUOGO LONTANO, MA COME UN CORPO VICINO;
NON PIÙ UNO STATO DISTANTE E UN PAESE CHE ARRANCA,
MA UN ORGANISMO MALATO DA STUDIARE, CURARE, PERSINO AMARE.”
L’Italia è un corpo malato. Così Luca Landò, ex ricercatore in neurobiologia, immagina di parlare del nostro paese, tanto da tracciare una cartella clinica che riporti l’esito degli esami, la diagnosi e la terapia che occorre fare prima che sia troppo tardi. Sono molte le patologie annesse all’Italia, dall’ormone della crescita, all’Alzheimer che incombe sulla nostra ricerca. Ecco come attraverso una metafora impattante Luca Landò paragona gli affanni del Bel Paese ad alcune delle più note patologie umane che, descritte in modo chiaro e conciso all’inizio di ogni capitolo, aiutano il lettore a capire quali siano i meccanismi dei più gravi problemi sociali ed economici del nostro paese, nella speranza di trovare il modo migliore per curarli. La grande metafora del libro al di là del corpo debilitato, è l’aver trovato un modo semplice ma diretto per spingere il lettore a intendere che la salute del Bel Paese non dipende da un destino esterno, ma dalla volontà di ogni singola cellula interna che lo compone. Insomma, siamo noi con le nostre scelte che giorno dopo giorno segniamo il destino di questo corpo malato. Comprendere quali siano le malattie e curarlo è il modo migliore per tornare a star bene.
Luca Landò, neurobiologo cellulare e giornalista, ha lavorato presso la University of California di Berkeley occupandosi di trasmissione sinaptica. Membro della Society for Neuroscience e della Biophysical Society, ha pubblicato le sue ricerche su alcune delle più importanti riviste scientifiche internazionali. Ha raccontato la sua esperienza di ricercatore all’estero nel libro “Ne ho ammazzati novecento. Confessioni di un tagliatore di teste” (Baldini&Castoldi).
Ha lavorato come giornalista scientifico prima presso “il Giornale” di Indro Montanelli e poi a “La Voce”. Alla chiusura del quotidiano, nel 1995, è entrato in Baldini&Castoldi come capo ufficio stampa e in seguito come direttore editoriale della casa editrice e della rivista “Linus” al fianco di Oreste del Buono. Nel 2001 è vicedirettore de “l’Unità” e direttore del sito internet del giornale, nel 2013 direttore di entrambi fino al 2014. Appassionato di vela, ha vinto un campionato mondiale, un titolo europeo e uno italiano. Ha scritto “Il Moro tradito” (Baldini&Castoldi), dedicato all’avventura e alla mancata vittoria del Moro di Venezia di Raul Gardini e Paul Cayard all’America’s Cup di San Diego, nel 1992.
Giorgia Isabella Tripaldi