Un caffè con Salvatore
L’accento di Salvatore non dà spazio ad alcun dubbio: sa di mare, di storia, di genuino. Sa di Sicilia. Noto è la sua città, qui è nato quasi 34 anni fa e qui da bambino ha trascorso i pomeriggi con gli amici rincorrendo un pallone in agguerrite partite di calcio. Quattro cartelle a fare da pali e la divisione delle squadre: tu di qua, tu di là e così via. La regola non scritta e universale è sempre la stessa: i più scarsi stanno in porta e lui in porta va volentieri, non se la prende, l’importante è giocare. E poi in porta è bravo: il vantaggio reale, ammette oggi, è che ha sempre potuto fare i tuffi che voleva senza sbucciarsi le ginocchia. Perché le ginocchia Salvatore non le ha. Una malformazione alla nascita ha reso necessario da piccolissimo un intervento di amputazione di entrambe le gambe, un intervento innovativo per l’epoca, eseguito con una tecnica che prevedeva la conservazione di più tessuto sano possibile. E quella tecnica ha fatto sì che Salvatore da subito potesse applicare delle protesi e con quelle imparare a camminare. I parenti lo ricordano ad un anno aggrappato ai muri di casa mentre prova a muovere i primi passi e rifiuta l’aiuto di chiunque. Il medico infatti è stato chiaro: “Dovrai imparare a camminare, a cadere e a rialzarti con le protesi. E dovrai riuscirci da solo”. E già a 4 anni Salvatore cammina e corre con i suoi amici e poco tempo dopo con gli stessi amici ed il fratello maggiore è nella piazza di Noto ad organizzare agguerrite partite di calcio e a sognare di diventare un giorno portiere in qualche squadra importante. Gli studi universitari lo portano a Roma e qui rimane per i primi lavori: all’inizio stage, poi contratti a tempo determinato, poi l’assunzione in una grande azienda. E mentre la sua vita scorre tra i mille impegni di ogni giorno, una mattina Salvatore intercetta per caso un servizio in televisione che parla di Francesco Messori e di un appello lanciato su Facebook per reclutare ragazzi amputati come lui che come lui hanno la passione del calcio. In tanti rispondono, tra loro anche Salvatore e nel 2011 organizzano il primo torneo. Un anno dopo il Centro Sportivo Italiano decide di fondare la Nazionale Italiana Amputati che dopo aver già partecipato ai mondiali nel 2014 e agli Europei in Turchia nel 2017, parteciperà il prossimo autunno ai mondiali che si terranno in Messico. E che, si sa, sarà quest’anno l’unica Nazionale a rappresentare l’Italia in una competizione di questa levatura. Della Nazionale Amputati Salvatore è fin dagli inizi il portiere: ha partecipato ai mondiali e agli europei, ha cantato l’inno, ha parato e preso goal, si è tuffato senza il pensiero di sbucciarsi le ginocchia. “Perché la disabilità non è non poter fare alcune cose” mi dice “ ma solo farle in modo diverso”.
Tina Aiello