Musica

ODM e Il Teatro degli Orrori: la storia mai raccontata prima da Emanuele Binelli

Michail Bachtin coniò il concetto di polifonia per descrivere quei testi in cui l’intenzione dell’autore si nasconde ed ogni elemento dialoga liberamente con gli altri elementi al fine di approdare a qualcosa di più vicino possibile alla verità: ebbene, benché non si tratti di un romanzo strictu sensu, l’ultimo lavoro di Emanuele Binelli Mantelli riesce a compiere un’operazione strettamente apparentata a quanto appena scritto su Bachtin, vale a dire celarsi dietro l’interazione dei protagonisti per lasciare che sia la memoria stessa di ciascuno di loro a ricostruire la vicenda nella maniera più prossima alla verità. E se la vicenda è quella di Pierpaolo Capovilla e di due tra le più importanti realtà degli ultimi venticinque anni almeno di Rock italiano, vale sicuramente la pena di approfondire la lettura.

 Direzioni diverse. La storia dagli One Dimensional Man a Il Teatro degli Orrori (Arcana, Roma, 2016) – questo il titolo del libro ­ – offre infatti per la prima volta la possibilità di inoltrarsi a pieno nell’impero di tenebre, suono e poesia che gli One Dimensional Man e Il Teatro degli Orrori hanno saputo costruire nell’immaginario della scena indipendente nostrana dagli Anni Zero ai giorni nostri, ripercorrendo le biografie dei singoli membri dall’infanzia al presente in maniera minuziosa e con la competenza di chi è stato ed è in primis un romantico, un appassionato di questa musica; e proprio passione – nell’accezione pasoliniana del termine – è parola chiave per comprendere a fondo l’avventura artistica degli interpreti del libro, divisi per buona parte della vita tra la devozione totale ai propri progetti musicali ed il sacrificio di portarlo avanti tra stenti, difficoltà, duro lavoro e questioni personali. Anche e soprattutto questo è il background del Teatro degli Orrori e Binelli riesce, con una tecnica sorprendentemente simile a quella degli scrittori naturalisti, a catturare e descrivere la psicologia dei personaggi attraverso le loro stesse parole, i loro stessi ricordi.

direzioni diverse

Ad impreziosire il volume c’è inoltre un apparato fotografico che ha quasi dell’incredibile (dalle introvabili foto del liceo di Capovilla e Arrigo Bernardi dai rimi scatti degli ODM, fino ai più recenti archivi di Edward Smith e Daniele L. Bianchi) ed una serie di interviste, su tutte quelle a Manuel Agnelli degli Afterhours, che fungono da snodo essenziale non solo per le differenti sezioni del libro ma anche perché riassumono il momento storico che di volta in volta la scena indipendente italiana stava attraversando. Interessanti e puntuali anche i contributi di Appino degli Zen Circus, Gianluca Turrini, Nadar Solo e molti altri. Una narrazione orale che restituisce in qualche modo l’epica del Rock’n’Roll senza romanzarla e senza allontanarsi mai dalla realtà dei fatti raccontati: ad essere onesti, libri di musica e su band nostrane scritti in questo modo se ne sono visti pochi in Italia.

In chiusura, vengono in mente dei versi di Vladimir Majakovskij – e chi se non lui? ­–: «Ricorderò l’anno, la data, il giorno della settimana / a chiave mi chiuderò, con un foglio di carta». Ecco, in questo volume si ricorda tutto e la memoria, virtù che troppo spesso viene a mancare in questo paese, assume una vitalità ed una vivacità che rende la lettura sempre scorrevole, sempre incalzante, nonostante le quasi cinquecento pagine. Una piccola grande epopea in musica: è il libro, insomma, che chiunque voglia avere a che fare col Rock in Italia – da ascoltatore, fan, addetto ai lavori, aspirante musicista ­– dovrebbe leggere.

Giulio Pantalei

Previous post

News dalla scena indipendente: Artista Sconosciuto, Rijgs, SpiritSongs, TACDMY

Next post

Il Maritozzo Rosso di Edo - di Martina De Meis

Giulio Pantalei

Giulio Pantalei

informazioni biografiche