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Educazione stradale a scuola: tutto rimandato di un anno

Per un errore di procedura la legge approvata il primo agosto, quella che prevedeva il ritorno dell’educazione civica tra i banchi di scuola, con obbligo di 33 ore annuali e voto in pagella, non entra in vigore per il prossimo anno scolastico.

 

Nulla di fatto: la legge approvata lo scorso primo agosto – quella che prevedeva il ritorno dell’educazione civica a scuola (con uno spazio importante anche per l’educazione stradale e con obbligo di 33 ore annuali e voto in pagella) non vedrà la luce in tempo per il prossimo anno scolastico. Tutto rimandato quindi al 2021. La denuncia arriva dall’Asaps, associazione amici polizia stradale, perchè, come già annunciato da qualche addetto ai lavori, per attuare già quest’anno nei programmi scolastici il percorso di educazione civica, era necessario che la legge fosse pubblicata in Gazzetta Ufficiale entro il 16 agosto. Ciò non è avvenuto. Uno smacco perché l’educazione stradale dovrebbe avere spazio a scuola dal 1992 – anno di approvazione del Codice della Strada vigente – come indicato dall’art. 230. “Una norma – spiega però Luigi Altamura, capo della polizia municipale di Verona e rappresentante delle polizie municipali all’Anci – mai attuata pienamente. Dovevano essere predisposti appositi programmi da parte del Ministero dell’Istruzione, di concerto con il Ministero de Trasporti, dell’Interno, dell’Ambiente. Quel codice del 1992 era talmente avanti rispetto alle criticità e alle cause di sinistro stradale che – sempre nel medesimo articolo – ricordava come fosse fondamentale far conoscere le regole di comportamento degli utenti, con particolare riferimento all’informazione sui rischi conseguenti all’assunzione di sostanze psicotrope, stupefacenti e di bevande alcoliche”.
E invece niente, quel decreto non è mai stato pubblicato. I programmi nelle scuole non sono stati mai adottati formalmente e così le Polizie Municipali, che dovevano essere di ausilio agli insegnanti, hanno iniziato l’attività in numerosi comuni italiani dei percorsi di studio, fuori dall’orario obbligatorio, senza un voto e senza un riconoscimento formale, grazie a dirigenti scolastici e docenti sensibili all’argomento. Il solito caos all’italiana.
“Basti dire – continua Altamura – che in molte città sono sorte anche delle vere e proprie piste di educazione stradale, in centinaia di Comandi esistono anche Nuclei di agenti e ufficiali dedicati e formati che, anche fuori del proprio orario di lavoro, svolgono con entusiasmo lezioni e analisi sui rischi e sui comportamenti corretti da adottare sulle strade con bambini e ragazzi, anche con riferimento ai diversi utenti della strada”.
Ma torniamo alla legge uccisa nella culla: era composta di 12 articoli dopo il testo unificato uscito dalla Commissione Cultura della Camera, e prevedeva che nel primo e nel secondo ciclo di istruzione fosse istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, e che le iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile fossero avviate già dalla scuola dell’infanzia.

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Paolo Pollak

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